FIGLI

Come nettare d’amore che tutto illumina
Come succo di vita che tutto racchiude

Meraviglia irripetibile, unica e inebriante
Stravolgente malinconia del tempo
inarrestabile.

Questo siete figli miei:
Una vita che non vorresti morire mai
Un tenere in braccio che non vorresti finire mai

ANCORA UNA VOLTA

Canto l’aridità di questo mio tempo,
prosciugato come un seme appassito,
insensibile e senza vene.

Canto il me stesso assente,
e la giovinezza fuggita
sotto il peso dei sogni sopiti.

Canto la fatica della gioia
l’impotenza dell’abitudine
e il suono del poco.

Canto un tempo scomparso
dove tutto era fermento
e fremevo a ogni luna.

Canto l’amica dagli occhi tristi
e il profumo dolce
dei ricordi.

Canto l’abisso scuro
per trovare un canto
di luce.

Ancora una volta, ribelle e incosciente.
Ancora una volta, almeno.

Soli nell’universo

Quando entrai tra le note colorate, i tintinnii di bicchieri

E il vociare frusciante

 

Quando entrai distratto, in quel vorticoso locale, lucente contro il buio della sera

E il freddo della notte

 

Quando entrai, senza sapere che tu sconosciuta c’eri, anche tu distratta,

E in cerca di riparo e di oblio.

 

Così quello sgabello causale e il bicchiere pieno di parole, e un altro ancora

divennero il ponte tra le nostre anime assetate.

Divennero ruscello corrente e fresco.

 

Così, inebriati, ci sentivamo eletti

soli nell’universo, e tutto era per noi.

 

Così nudi, e veri, e grati di avere sangue fluido, caldo, e occhi per guardarci.

Narici per respirarci.

Orecchie per sussurrare.

Mani per sfiorarci.

 

Sparimmo quella sera, per rinascere di nuovo.

Trasfigurati per sempre.

Amanti per l’eternità.

Canto ai navigli

Un sentore di porto
Un anelito di mare
Un grido di ribellione
Verso un destino di lontananza.

Navi tra gli scogli,
veleggiate tra lingue scure
imbarcando marinai assettati.

Promettete ogni notte un sogno
di orizzonti aperti e azzurri mari,

correnti bagnate
dal rullante ritmo di piedi
scorrono sui vostri fianchi sensuali.

E di giorno
specchiate un tempo passato
che non si arrende al futuro e diventa presente di lentezza.

Il mio volto si è riflesso su di voi
mille e mille volte
affinché giungesse al mare,
tra le chiare onde,
miei cari navigli.

Ode alle tette

Ah…ti puoi perderci dentro!
E desiderare di non uscire mai più.
Puoi piangerci sopra, e ridere, e sognare.
Puoi toccarle, sfiorarle, respirarle.
E immaginarle perfettamente nude
anche se perfettamente vestite.
E baciarle, leccarle, e anche morderle che vorresti mangiarle.
Irresistibili se intraviste appena, e così irriverenti se non puoi guardarle!
Calda morbida, infinita attrazione,
attirano sempre l’attenzione.
E ti fanno voltare, e sorridere, e sospirare…
Ma sol le tue, son capace di amare.

Canto il silenzio

 
La.natura del silenzio
vive nel vento
dello sbatter d’ali di una rondine
 
Si adagia su un letto di note 
di cicale e fringuelli 
al sole del meriggio
 
La riconosci nel fruscio festante 
di mille foglie danzanti.
 
E cosí, d’improvviso all’orizzonte 
In questo caldo giorno d’estate
le colline dell’Italia 
sono il tuo corpo nudo 
disteso e sensuale
accarezzato solo dal mio sguardo 
silenzioso e assetato